La Tura e la sua Baita, il paradiso dello sci monregalese
La Tura e la sua Baita, il paradiso dello sci monregalese
Se una pista può essere considerata il paradiso degli sciatori, nel Monregalese, quella è la Costa della Tura (o Türa o Turra). Si tratta di un vasto altopiano inclinato su un lato di Cima Durand, situata sul lato occidentale del comprensorio sciistico del Mondolè. La pista è esposta a nord ma è comunque soleggiata grazie ai raggi obliqui che la raggiugono e alla pendenza moderata: un’esposizione perfetta per lo sci. Ed è un grande balcone sulle Alpi: una pista “aerea” da dove la vista spazia su tutta la pianura piemontese maestosamente circondata dall’arco alpino. La discesa è molto larga e costellata di morbide colline. La difficoltà è definita “media” e i maestri di sci ci scherzano, dicendo che sulla Tura “anche uno sciatore alle prime armi si sente un leone”.
La Baita dla Türa, un ristoro per gli sciatori dove la qualità è di casa
Alla base dell’altopiano, nei pressi della partenza della seggiovia c’è la Baita dla Türa: non un semplice “ski grill”, ma un punto di ristoro per gli sciatori votato alla qualità: vi si possono gustare la polenta e molti piatti e panini squisiti. Il gestore è Mariolino Canavese, che d’estate potete trovare al Rifugio Mondovì. Alla Baita tutto è realizzato con prodotti locali di alta qualità a km zero, come i primi di Michelis e gli hamburger non surgelati, ma forniti dal macellaio del paese, o i salumi prodotti in valle.
La Tura e la sua Baita (aperta d’inverno) si possono raggiungere partendo da Artesina con la seggiovia Castellino, che arriva nei pressi della Baita o con gli impianti che da Artesina conducono su cima Durand dal lato opposto. Oppure con le seggiovie che partono da Rastello in val Ellero. Non lontano dalla Baita dla Türa c’è anche un Rifugio del CAI, il “Mettolo Castellino”
Storie di partigiani e pionieri dello sci
Il grande altopiano della Tura si vede bene da mezza provincia: da Mondovì con un buon binocolo vi si scorgono gli sciatori impegnati nei loro slalom o seduti sulla seggiovia che li riporta su Cima Durand. Allo stesso modo durante la seconda guerra mondiale i tedeschi potevano osservare i partigiani che raccoglievano armi e munizioni paracadutate dagli Alleati, per stoccarle nel Rifugio Mettolo Castellino. E questo provocava dure reazioni. A metà del costone della Tura, verso Nord Ovest c’è la Grotta dei Partigiani, un anfratto carsico utilizzato dai ribelli come nascondiglio durante i rastrellamenti. Il Rifugio Mettolo Castellino era stato costruito solo nel 1942: fu fatto esplodere nel ’44 per evitare che le armi che non si erano potute mettere al sicuro cadessero in mani tedesche. Nel dopoguerra è stato ricostruito.
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come arrivare a piedi sulla Tura da Baracco, ed esplorare la Grotta dei Partigiani
Prima e dopo la guerra, gli alpinisti raggiungevano Baracco o Miroglio in bicicletta da Mondovì e poi salivano con le pelli di foca. Le leggende locali parlano di biciclette con le catene da neve e di alpinisti che in un giorno si facevano dieci volte la Tura risalendola a piedi, con le pelli di foca.
Dai primi anni ’80 la Tura ebbe un grade sviluppo con la costruzione dello skilift nell’83 e poi della seggiovia Castellino negli anni 90. Il collegamento con le stazioni sciistiche di Artesina, Prato Nevoso e Frabosa Soprana ha inserito la Tura in un comprensorio molto appetibile, che può fare concorrenza alle più grandi stazioni sciistiche nazionali.
La Tura e la su Baita si raggiungono da Artesina (Google Maps qui) con la seggiovia Castellino Trucca Turra o da Rastello (Google Maps qui) con le seggiovia Rastello e Borrello-Barmas. Per info: 3355475807
