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Semi di Nigella nel pane buono di Niella Tanaro

Il sapore della Nigella è un sapore quasi dimenticato, che ora è possibile tornare ad assaporare: grazie al lavoro dell’associazione dedicata alla messicola estinta nei nostri campi di grano il seme sarà disponibile nei negozi e potrà tornare sulle nostre tavole, in tutte le varie declinazioni possibili. Infatti, fin dall’inizio, l’associazione ha avuto tra i suoi partners alcune aziende del territorio, disponibili e interessate a introdurre la pianta tra gli ingredienti dei propri prodotti, grazie alle caratteristiche uniche e alle qualità del fiore, ma soprattutto del seme, in grado di dare tanti benefici. È stato un lavoro lungo e laborioso, condotto al fianco del Comizio Agrario di Mondovì. È stato necessario reimparare a coltivare la Nigella, rimettere a punto un disciplinare, che sarà patrimonio di tutti gli agricoltori che vorranno tornare a lavorarla.

La Nigella, un fiore ritrovato

Oggi le cosiddette messicole sono quasi scomparse, almeno nei campi italiani, a causa del progresso tecnologico dell’agricoltura, che ha consentito di ottenere raccolti più floridi e molto più selezionati, Un tempo, oltre al grano, nei campi germogliavano diversi tipi di piante. Le messicole un tempo erano viste come un problema dai contadini, perché comportavano un lavoro in più per loro: quello di separare il frutto dalle piante estranee. Eppure arricchivano il prodotto, sia in termini di gusto che di caratteristiche organolettiche. La loro scomparsa ha sicuramente sottratto qualcosa al patrimonio alimentare comune. Piace pensare che anche a questa pianta si debba attribuire la “Mica bella” che la tradizione attribuisce a Niella. Del resto, l’importanza di questa pianta per la storia del paese è chiaramente desumibile dalla sua presenza nello stemma comunale.

I coltivatori: un rigido disciplinare

I coltivatori che lavoreranno alla Nigella si impegnano a lavorare senza utilizzo di prodotti chimici, esclusivamente con il diserbo manuale o meccanico e rispettando le distanze di sicurezza da colture in cui si coltivano fitofarmaci. Il seme sarà garantito da un marchio registrato che identificherà la Nigella Niellese. Il marchio rappresenta graficamente i fiori su un campo verde accanto a un ansa del Tanaro e porterà il nome antico del paese “Nigella ad Tanagrum”.

Nigella: quella di Niella è meglio

La Nigella era ad oggi sostanzialmente estinta in Piemonte, ma altrove è nota e coltivata: il seme e l’olio di Nigella vengono usati oggi soprattutto in Medio Oriente e nel Nord Africa, i paesi che sono i principali attori del mercato di questo fiore. Altre nazioni produttrici sono Siria, Iran, Afghanistan, Turchia ed Egitto. I principali importatori sono Germania e Francia, che acquistano tonnellate di granaglie e spezie. Cosa può offrire in più la Nigella niellese rispetto a quella dei competitors: intanto sicuramente una maggiore genuinità e una sicurezza impareggiabile. Notizie sui controlli fatti ai terreni di coltivazioni, alla raccolta e allo stoccaggio sono davvero molto poche. I carichi sono stipati nei container con tante altre merci, per un viaggio molto lungo, dove spesso restano per mesi depositati in alcuni piazzali. Le granaglie possono essere affetta da micotossine, per scongiurare la contaminazione delle quali vengono spesso applicate dosi di acido propionico, per contrastarle. La Nigella a chilometri zero è sicuramente più genuina, più sana e più sicura.

Produttori e rivenditori di prodotti con Nigella

Dove acquistare prodotti con Nigella

  • Agriforno Rosso Gentile di Vicoforte, che presentano pane azzimo e rubatà alla Nigella
  • Il forno di “Quaglia” a Corsagliola, che presenta un biscotto alla Nigella
  • Erboristeria “Monteregale” che ha incluso la pianta in diverse tisane per usi specifici
  • I prodotti sono reperibili nei punti vendita, ma anche a Niella Tanaro presso alimentari Melany e minimarket Elisa.
    Per info contattare info.nigella2020@gmail.com

INTERVISTA. Benedetto: «Garantiremo la sicurezza e la genuinità del prodotto»

Mauro Benedetto, presidente dell’Associazione Nigella


Presidente, come è nata questa idea?
«Principalmente per una passione viscerale nei confronti dei propri luoghi d’origine e dalla volontà di favorirne lo sviluppo. La Nigella è un fiore bellissimo ma è il seme ad essere davvero eccezionale: già gli antichi si erano accorti delle sue straordinarie proprietà».
Qual è il ruolo dell’associazione?
«Sarà un ente no profit finalizzato a suscitare interesse su questo fiore e manterrà un ruolo di supervisore, per garantire il rispetto della natura e della salute. Ci ispiriamo al piano sulla biodiversità per il 2030 promosso dalla Commissione Europea».
Quali saranno i prossimi passi dell’associazione?
«Abbiamo avuto contatti e richieste da alcuni produttori che vogliono seguire il nostro percorso: stiamo valutando queste collaborazioni. L’associazione inoltre registrerà il codice genetico del seme niellese, a ulteriore tutela».
Cosa ne farete del campo sperimentale?
«Il lavoro nel campo non è finito: continueremo a sperimentare pratiche di coltivazione e migliorare il processo nel rispetto dei principi agroecologici. Grazie alla cura dei volontari abbiamo ottenuto ben 16 chilogrammi e 354 grammi di seme, a fronte della semina di 800 gr. Prodotto a disposizione della prossima semina e dei produttori che intendono lavorarlo».

I partner dell’associazione “Nigella”


Attualmente le aziende che affiancano l’associazione “Nigella” nel suo percorso di recupero e valorizzazione sono:
-Agriforno Rosso Gentile di Vicoforte, che presentano pane azzimo e rubatà alla Nigella
-Il forno di “Quaglia” a Corsagliola, che presenta un biscotto alla Nigella
-Erboristeria “Monteregale” che ha incluso la pianta in diverse tisane per usi specifici
I prodotti sono reperibili nei punti vendita, ma anche a Niella presso alimentari Melany e minimarket Elisa.
Per ulteriori info contattare info.nigella2020@gmail.com

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