Skip to main content

Briaglia, magia ancestrale

Forse più che una vibrazione, un congiungimento (…) E questo congiungimento per rarissimo che sia non è casuale, come ci insegnano le antiche conoscenze, che da mondi antichi derivano, quando il genere umano era molto più spirituale di adesso. Ovverossia, allorchè si sia formato un perfetto triangolo isoscele che colleghi l’uomo, pur condannato dai limiti della sua natura, la terra e il cielo.

Federico Buffa

La magia del “Sol Invictus”, vista da Briaglia. Si ripete ogni anno il 21 dicembre

A Briaglia, quando ancora per gli uomini il fuoco era una magia misteriosa, il vento, la pioggia, il lampo, l’umore degli dei, accadeva qualcosa del genere. In quella valle c’era qualcosa di magico per i Liguri Bagienni, che ogni estate affrontavano il lungo viaggio dalle coste della Liguria per venire a cacciare in questa zona. In questa valle si cacciava bene, potevano spingere le mandrie in uno spazio chiuso dalle montagne e dalle colline, farle cadere in un imboscata, una mattanza da cui sarebbe saltato fuori cibo a sufficienza per tutta la tribù. C’era molto più di questo, tuttavia. Più di seimila anni prima della venuta di Cristo gli uomini affrontavano i misteri ancestrali del mondo, la vita, la morte, il maschile e il femminile con atterrito stupore, cercando disperatamente di orientarsi nell’universo, capire il senso del loro stare al mondo, individuare le coordinate spazio temporali della loro esistenza soltanto interpretando i segni della natura. “Saper leggere il libro del mondo, con parole cangianti e nessuna scrittura”. Ecco che la Bisalta, con i suoi due corni, il Monviso, diventano simboli. Ecco che una galleria, attraversata dal sole solo una volta l’anno, illuminando una coppa naturale, diventa un luogo dove comunicare con gli dei, con gli antenati. Quelle pietre si caricano di una sacralità antica, che ancora oggi si può percepire.

La Càsnea

Già perchè Briaglia, oltre a panorami mozzafiato sulle colline monregalesi, offre tante testimonianze di quell’era perduta nel tempo. Pietre scolpite dalla natura e riconosciute dagli antichi come sacre sono disseminate qua e là per il paese. Alla Cascina Macramè, luogo di arte e didattica, dove tra le altre cose i bambini e gli adulti possono avvicinarsi ai segreti dell’arte circense, è stato ricostruito un orologio stagionale dell’epoca. Una chiacchierata con i proprietari può aiutare a scoprire molto di quei tempi e dare una nuova chiave di lettura al paese. L’ex-chiesa della confraternita della borgata cela un museo, dove sono raccolte tutte le vestigia di quei tempi, ritrovate dagli archeologi. Poco oltre la trattoria Marsupino, un santuario dei buongustai locali e non solo (l’attore Renato Pozzetto viene spesso nei paraggi, a gustare un piatto di prelibatezze della tradizione) è ancora possibile vedere la Càsnea, una spelonca naturale che, una volta l’anno, il 21 dicembre, viene percorsa da un raggio di sole, fino a illuminare una coppiglia naturale sul fondo. Luogo sacro per gli antichi, è il più lungo tunnel di questo tipo in Europa, eccettuato un sito irlandese noto come “Il Cumulo”.

Progetto realizzato con il sostegno di

E numerosi altri Partner