Pamparato è paste di meliga e viceversa. D’altronde Pamparato (Panem Paratum, pane condito) era una delle tappe di ristoro della Roa Marenca. I viandanti sulla Via del Sale si rifocillavano con la patata di montagna, il grano saraceno, le castagne e l’acqua, che qui sgorga fresca e purissima. Nel centro del paese ci sono ben 23 fontane, ognuna con un nome diverso (rigorosamente di donna). Il tour di tutte le fontane è un bel viaggio alla scoperta di tante piccole meraviglie, da quella detta “della virilità” nei pressi della cappella di San Bernardo (che alcuni definiscono la “piccola cappella Sistina” del Monregalese) all’antichissimo ponte romano. È detto di Santa Lucia perché si trova proprio nei pressi dell’omonima cappella.
I ruderi dell’antico castello giacciono ancora sull’altura che circonda il paese, mentre il maniero costruito successivamente (stiamo comunque parlando del XVII secolo) è l’attuale sede del Comune. Nella storia di Pamparato si intrecciano i Saraceni, il Marchesato di Ceva e i Savoia. Poi anche la Sindone, che, con tutta probabilità, passò proprio su questi sentieri e ha lasciato anche tracce: vedi l’affresco in via Molino.
I mesi estivi sono ricchissimi di appuntamenti, uno su tutti il “Festival dei Saraceni” di musica antica che coinvolge tutta la valle, ma d’autunno e col Natale questi luoghi prendono una bellezza tutta particolare.
Le informazioni circa le edizioni del Festival e il programma sono reperibili sul sito dell’Academia Montis Regalis o del Comune di Pamparato
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