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Carassone, cuore popolare

Uno dei luoghi più antichi di Mondovì, conserva una suggestione tutta particolare. Carassone da sempre è la borgata più popolare, un borgo operaio. Tant’è che il detto vuole “’N Piassa ij sgnor, a Breo ij dnè, a Carasson ij pieujè” (a Piazza i signori, a Breo i soldi, i pidocchiosi a Carassone). Un detto che per secoli ha fomentato rivalità, ma a cui negli anni i carassonesi si sono affezionati, tanto da farne in qualche modo un simbolo, una bandiera.

Carassone è quasi un piccolo paese a parte, con la sua borgata, i suoi negozietti, e i suoi piccoli tesori. A partire dalla chiesa di Sant’Evasio, oggi purtroppo aperta solo in particolari occasioni, che è tra le più antiche di Mondovì, per arrivare al convento delle Domenicane e alla chiesa di San Giovanni ed Evasio. Oggetto di numerosi rimaneggiamenti e ristrutturazioni nel corso dei secoli, le sue forme attuali risalgono al XVII e al XVIII secolo. La ricca decorazione interna è seicentesca, e incornicia una ricchissima dotazione di dipinti su tela e affresco. L’esterno dell’edificio conserva l’impronta romanica, l’interno è a tre navate e a croce latina, frutto di interventi di ampliamento effettuati nel XVI e nel XVII secolo. Uno spazio ampio ma raccolto, mostra decorazioni di marmi e ori con molti e pregevoli dipinti.

Sulla sinistra, la cappella della Madonna del Rosario presenta due affreschi attribuiti al pittore Giovanni Claret, restaurati recentemente, che raffigurano la battaglia di Lepanto e la crociata contro gli Albigesi. La chiesa sorge su un terrazzamento, da cui si può godere del meraviglioso panorama della Garzegna, il primo tratto delle Langhe. In quelle colline sorge la cappella di “Santa Maria Delle Vigne”, che conserva pregevoli affreschi del Trecento. La cappella è tra i più antichi edifici religiosi dell’area monregalese. Le prime notizie risalgono alla metà del XIV secolo, quando gli abitanti dell’antico Carassone, che sorgeva la di là dell’Ellero, sono costretti ad avvicinarsi alla nascente Mons Regalis e decidono di costruire una chiesetta, che ha attraversato i secoli praticamente indenne, ancora con la sua primitiva struttura e gli affreschi risalenti al XIV secolo, recentemente restaurati. Sulle pareti e nel catino absidale è possibile vedere un ciclo di affreschi riferibile all’inizio del secolo sopracitato, con un pregevole Cristo Pantocratore attorniato dai simboli dei quattro evangelisti. La Madonna con il bambino e la Natività sono presumibilmente opera del Mazzucco, del XV secolo. Una passeggiata nel verde della Garzegna consente di ammirare il lato più affascinante del profilo di Mondovì, con le sue antiche mura, i suoi palazzi e le sue chiese, in una cornice naturale spettacolare.

La chiesa di Sant’Evasio risale al XIV secolo. Il suo interno è diviso in tre navate. Ha un’edicola rinascimentale, che custodisce tre dipinti del XVI secolo, che raffigurano al centro Sant’Evasio e ai lati sant’Antonio Abate e San Sebastiano. La chiesa, eretta a fine Trecento, quando la comunità dell’antico Carassone si insediò alle falde della collina, ha perso il suo status di parrocchia nella prima metà dell’Ottocento. Da allora è sostanzialmente stata adibita ad uso privato.

Tra le curiosità carassonesi c’è la casa dove a metà del XVIII secolo Rosa Govone fondò la prima casa per l’accoglienza delle ragazze abbandonate: si trovava al civico 2 di via delle Rosine. Arrivando da Breo, il visitatore è accolto dalla caratteristica Piazzetta Concordia, caratterizzata da una graziosa e antica armonia. I portici medievali di Via Delle Rosine sono i cosiddetti “Porti dij Magnin” che hanno dato il nome al premio di pittura estemporanea. A sinistra di piazzetta Concordia, un altro edificio storico carassonese: l’ospedale di Sant’Antonio abate, che nacque come ospedale sul finire del XVII secolo. Il primo servizio di questo tipo a Carassone fu costruito nella metà del XVI secolo in occasione della visita di mons. Scarampi. Trovò posto di fronte a Sant’Evasio, unendovi anche la Confraternita di Sant’Antonio, attiva a Carassone dal 1490. Il nuovo ospedale fu costruito nel 1789, con una caratteristica pianta a C. Nel 1926 fu accorpato a quello di San Francesco di Breo.

Altro edificio storico di Carassone è il Convento delle suore Dominicane, costruito a metà del XIV secolo, in origine era la dimora dei conti Daddei, feudatari della zona. Nel 1529 le monache benedettine cistercensi di Pogliola ne presero possesso per restarvi fino al 1802 (quando Napoleone conquistò il Piemonte e i conventi furono chiusi). Nel 1842 fu il vescovo Ghilardi, un dominicano, a istituirvi la Casa madre delle suore, sede per molti anni di un Convitto femminile. La costruzione conserva la struttura originaria, pur con molti rimaneggiamenti che riflettono epoche diverse. PArte delle antiche mura del borgo sono inglobate nell’edificio

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